- Puoi brevemente raccontarci il tuo percorso professionale e come sei arrivata al CFP Don Facibeni?
“Sono laureata in Lettere, con specializzazione in Storia del Teatro. Ho iniziato ad avvicinarmi all’insegnamento attraverso corsi di educazione attiva che mi hanno mostrato il bello dell’educazione e della crescita personale, non solo per gli studenti, ma anche per gli insegnanti. Ho seguito percorsi di formazione con i CEMEA e MCE, che si occupano di approcciarsi a varie materie attraverso laboratori. Successivamente, ho ottenuto un diploma di didattica di italiano per stranieri e ho insegnato nelle scuole pubbliche fiorentine. Sono arrivata al CFP Don Facibeni perché volevo cambiare ambiente e lavorare con ragazzi più grandi.”
- Quali sono le principali sfide che hai incontrato nel tuo percorso al CFP Don Facibeni?
“Una delle principali sfide è stata rapportarmi con ragazzi che avevano già fatto molte esperienze scolastiche e di vita, specialmente dopo il periodo del Covid. Molti di loro erano minori non accompagnati, spesso arrabbiati con la società e con la vita. È stata una sfida anche perché molti studenti erano grandi, tra i 17 e i 20 anni. Ho dovuto sviluppare nuove modalità di approccio e chiedere supporto ai tutor educativi presenti al CFP. All’inizio è stato molto sfidante, ma ho cercato di trovare modalità di insegnamento che fossero coinvolgenti e stimolanti.”
- Come riesci a mantenere vivo l’interesse degli studenti per una materia come l’italiano?
“L’italiano non è una materia molto apprezzata dagli studenti, molti hanno un rigetto per la grammatica. Cerco di rendere le lezioni dinamiche e interattive, proponendo lavori di gruppo, esercizi alla lavagna e attività pratiche. Ad esempio, per gli studenti di cucina, faccio paralleli tra la struttura di un menu e la scrittura di un testo. Inoltre, utilizzo film e podcast come strumenti didattici per rendere la materia più interessante e collegata alle loro esperienze quotidiane.”
- Qual è l’importanza dell’italiano in una scuola professionale, e come la spiegheresti ai futuri studenti?
“Padroneggiare la lingua italiana significa trovare termini per spiegare il proprio vissuto e comunicare efficacemente. È fondamentale per essere cittadini del mondo, capaci di comprendere e reagire criticamente alla realtà che li circonda. L’italiano non è solo grammatica, ma un mezzo per rendersi liberi e consapevoli. La letteratura serve per avere la voce e capire che altre persone hanno passato esperienze simili alle nostre e le hanno scritte. Essere padroni della lingua italiana è essenziale per essere cittadini liberi e consapevoli.”
- Hai qualche consiglio per chi vuole intraprendere la carriera di insegnante?
“È importante avere una passione per l’educazione e la crescita personale. Bisogna essere pronti a formarsi continuamente e a sviluppare nuove modalità di insegnamento per coinvolgere gli studenti. Inoltre, è fondamentale avere il supporto di tutor educativi e di altri docenti per affrontare le sfide quotidiane dell’insegnamento.”